di Paolo Berdini (Urbanista)
Il processo di vendita dei beni immobiliari pubblici era iniziato nella metà degli anni '90, ma i numerosi provvedimenti bipartisan hanno prodotto risultati modesti. Oggi la vendita annunciata dal governo Monti si farà perché la crisi economica favorisce l'efficacia dei provvedimenti.
I beni da vendere appartengono a quattro categorie. I beni culturali, e cioè i gioielli che rappresentano la storia e il prestigio del nostro paese, luoghi spesso a disposizione di tutta la popolazione. Beni che sono alla base di uno degli articoli fondamentali della prima parte della Costituzione verranno svenduti senza remore: non ce lo possiamo permettere più, secondo la religione dei professori. Vedremo che dirà al riguardo il Presidente della Repubblica che in passato ha richiamato all'intangibilità delle radici culturali dell'Italia.
Il secondo gruppo appartiene ai beni strumentali, cioè a tutte quelle proprietà che tuttora ospitano una funzione pubblica. (segue su Il Manifesto)..
L'unico mutamento possibile è cambiare sistema politico, con l'intervento ormai risibile del mondo del lavoro...EMANCIPATO...PERò....
RispondiElimina40 anni e passa di neoliberismo e siamo a questi "passi" ... eppure continuano sulla stessa strada. Che coglioni.
RispondiElimina...una volta venduti i pezzi pregiati, cosa facciamo? Per ottenere un prestito cosa impegnerà lo Stato italiano? ... il cu.o degli italiani?
RispondiEliminaInutile dilapidare il nostro patrimonio immobiliare se, poi, si continuerà con la stessa politica che ci ha portati al disastro.
Camosciobianco
non credo che basti a risolvere il nostro problerma...e poi a quanto li vendi? o li svendi???
RispondiEliminaa chi li vendi? o svendi??
sa di anticamera del default...
Dopo aver svenduto la nostra identità ora svendiamo anche la nostra storia
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