venerdì 18 gennaio 2013

.... e il Mali

"Memorie divise"                       di Giuliana Sgrena      

La guerra al terrorismo ha scatenato la prima guerra postcoloniale in Africa. Una guerra che aprirà nuove ferite difficilmente rimarginabili, con i massacri che sta già producendo.
Per la prima volta la potenza colonizzatrice (Francia) e il paese colonizzato (l'Algeria) si trovano schierati sullo stesso fronte. È un fatto inedito: i due paesi non solo stanno dalla stessa parte ma l'Algeria ha garantito lo spazio aereo ai caccia francesi che vanno a bombardare gli islamisti (e i civili) nel nord del Mali. La colonizzazione francese in Algeria è stata una delle più lunghe (132 anni) e atroci, così come drammaticamente sanguinosa (1 milione e mezzo di morti) è stata la guerra di liberazione algerina durata sette anni (1954-1962). Una colonizzazione che ha sempre pregiudicato i rapporti tra i due paesi. Finora.
Il presidente Hollande nella sua campagna elettorale e dopo la sua elezione aveva mostrato particolare interesse alle relazioni con l'Algeria, visitata alla fine di dicembre. Allora aveva parlato di «memorie diverse ma da rispettare» anche se non aveva fatto autocritica per massacri e torture. Ma evidentemente quella visita aveva posto le basi per la guerra in Mali. Nonostante l'Algeria si fosse sempre dichiarata contraria a una internazionalizzazione del conflitto e favorevole al dialogo sponsorizzato dal Burkina Faso.
Una guerra che ha esposto più l'Algeria della Francia, pur minacciata
dagli islamisti di Ansar Eddine. L'Algeria è un obiettivo più vulnerabile con i suoi 6.000 chilometri di confine desertico con il Mali e 982 con la Libia. Del resto l'attività dei jihadisti in Mali è stata il prolungamento della guerra libica che ha portato alla caduta di Gheddafi. Non a caso l'attacco alle fonti energetiche algerine - base petrolifera di Tinguentourine e campi di gas di In Amenas - è avvenuto proprio ai confini con la Libia.  
(segue su Il Manifesto)
 

3 commenti:

  1. Ahem... bel modo per l'Europa per onorare il Nobel per la pace appena ricevuto. Eppure esistono metodi molto più efficaci per battere il terrorismo.
    Quando i jihadisti parlano di crociati a me non viene in mente Gerusalemme, ma l'Algeria. La guerra di liberazione algerina non durò 7 anni, ma 17, perché praticamente appena la Francia fu liberata cominciò a massacrare gli algerini che volevano respirare anch'essi la libertà alla fine della guerra mondiale. Incredibile, ma vero, De Gaulle da una parte era un eroe di guerra, dall'altra un criminale. Anche in questo caso trova conferma il motto di Attigo Petacco: le bugie degli sconfitti diventano crimini di guerra, le menzogne dei vincitori diventano storia.

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  2. gran brutta cosa Giovy, gran brutta cosa

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  3. certo è difficile immaginare un mondo di pace se tutti non pensano alla pace, il terrorismo non si batte purtroppo, nè con le buone, nè con le cattive... le guerre di religione ci accompagnano fin dalla nascita dell'uomo... ognuno dichiara che il proprio amichetto immaginario è migliore dell'altrui divinità... io non credo che gli islamisti abbiano ragione vietando l'uso dell'alcool ma compiacendosi di mogli-bambine, così come non credo che i cattolici adorino una vergine che ha partorito...
    E l'elenco potrebbe essere lunghissimo, sono le teste da cambiare, i fondamentalismi, e gli interessi dei potenti...
    ohhh... certo che se invece di essere sette miliardi di abitanti fossimo solo in settecentomilioni le cose andrebbero moooolto meglio per tutti. Decresciamo please !

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